Zanzi – Bar – 1^ parte

Probabilmente scriverò delle ovvietà, il che per me sarebbe già un grosso passo avanti: dopo tutta questa inattività scrittoria ho faticato a districarmi le dita per poggiarle sui tasti giusti.

L’ovvio è che Zanzibar è verde: dal finestrino dell’aereo una come me, abituata ai deserti nordafricani, si aspettava azzurro e giallo, e invece una pioggia di fronde, prati e frasche mi ha accolta, e mi ha sorpreso un caldo umido – non fidatevi delle agenzie che vi dicono "oh, sono trenta gradi, ma tanto è secco", preparatevi alle gran sudate, consolati dal fatto che magari a casa sta nevicando.

La popolazione sembrerebbe più solerte ed efficiente di quella del continente, i soliti "cinque minuti egiziani" (un’ora, un’ora e mezzo) qui si ridimensionano, se si fa eccezione per il folcloristico metodo di smistamento delle valigie: nessun nastro trasportatore, arrivano a braccia e vengono chiamate a voce, un semplice banco di legno e un sacco di persone aspettano pronte a far finta di ispezionare la valigia, in realtà sfregano pollice e indice richiedendo una mancia. (E una potrebbe anche passare, ma venti….)

Dopo che avete trovato con fatica il bagaglio, vi tocca salutarlo di nuovo, perchè viaggerà separato, voi su un pullmino, le valigie su un carro, nel tragitto avrete tempo per affidarvi a qualche santo pregando che il bagaglio arrivi a destinazione. Infatti a me non è arrivato, se non dopo aver fatto un giro turistico degli altri villaggi della costa, dove poi una generosa hostess Alpitour a provveduto a recuperarlo. I miei costumi dicono che il Bravo Kiwengwa non è poi questo gran che, invece confermano che il Sea Club Franco Rosso è bellissimo, e che il Gemma dell’Est è una favola e vale tutti i soldi che costa in più.

Noi, Mapenzi Beach, questo passava il convento del last-minute. Senza costume, almeno all’inizio, però con tante alghe, e zanzare, da subito. Per compensare la mancanza del bagaglio e non farci sentire troppo "coperti". Il malumore se ne va in appena due ore, prima a cena, a base di crostacei e allietata dal passaggio di Babbo Natale, e poi alla messa di Natale: sulla spiaggia, scalzi – una cerimonia un po’ in inglese, un po’ in italiano e cantata in swahilii, un po’ appesantita dalla stanchezza del viaggio – il volo è stato di poco più di sette ore, ma il contorno di ritardi e attese in aeroporto ha annacquato quasi tutte le aspettative.

Continua

Precedente Ho tutto, e ho tutto a portata di mano Successivo Zanzi- Mar - 2^ parte

2 commenti su “Zanzi – Bar – 1^ parte

  1. Valeva la pena aspettare così atanto tempo. (Salinger?)

    I racconti di viaggio sono sempre interessanti, il tuo ancora di più.

    Continua (presto).

    Pim

I commenti sono chiusi.